54
In questo disco la musica degli Yo Yo Mundi e il romanzo 54 di Wu Ming (Einaudi Stile Libero, 2002) si intrecciano per un progetto tanto particolare quanto affascinante.
Canzoni e trame sonore per interpretare alcuni momenti tratti dal libro e per dare voce e vita a molti degli straordinari protagonisti dell’opera.
Gli Yo Yo Mundi, dopo il successo di “Sciopero” e di “Alla Bellezza dei Margini”, con rinnovata energia e creatività catturano ancora una volta l’ascoltatore con sonorità ora bizzarre e travolgenti, ora suadenti e malinconiche.
E lo fanno con un album registrato in presa diretta, inventandosi un suono in bilico tra musica selvatica, fugaci momenti d’improvvisazione e composizioni dall’architettura più complessa.
54 degli Yo Yo Mundi è un viaggio musicale, un lavoro dal sapore artigianale animato dalle grandi passioni civili e politiche della storia e impreziosito, tra l’altro, da una bella galleria fotografica d’epoca e uno scritto inedito di Wu Ming.
Gli attori Marco Baliani, Giuseppe Cederna, Fabrizio Pagella e il cantante dei 24 Grana, Francesco Di Bella, danno voce alle parole di 54 e ci accompagnano in questo percorso a ritroso, dove alle trame narrate – ora sotto forma di flash improvvisi, ora come stralci di racconto più definiti -, si “attorcigliano” le musiche degli Yo Yo Mundi, pensate come se fossero la colonna sonora di un film tutto da immaginare.
Realizzato, prodotto e distribuito da Yo Yo Mundi, Mescal e Materiali Musicali i Cd de “il Manifesto”, il disco è disponibile, dai primi di febbraio 2004, nelle librerie e in tutti i negozi di dischi al prezzo davvero speciale di otto euro.
Insieme: Yo Yo Ming = Wu Mundi
Pensare e lavorare insieme costituisce una risorsa inesauribile. Il potenziale delle operazioni intellettuali e artistiche dipende in larga misura dalla varietà e dalla consistenza degli apporti, che uno ne sia consapevole o meno. Si scrive sempre in gruppo, in un certo senso.
Dice uno dei numi tutelari della nostra generazione che pensare e scrivere in più d’una persona rimanda inevitabilmente a un senso comunitario più vasto. Non so se l’avverbio sia centrato, se l’inevitabilità abbia a che fare davvero con gli esiti di un’impresa del genere: si potrebbe riunire un sodalizio anche solo per esplorare ossessivamente le proprie singolarità, per scandagliare il fondo delle proprie ossessioni in maniera consapevolmente egocentrica. La somma delle parti potrebbe non risolversi in un soggetto nuovo, molteplice. L’alternarsi delle voci darebbe luogo a una serialità meccanica.
Non è il nostro caso, credo. Per Wu Ming pensare e scrivere in più d’una persona è esercizio che adegua il filo del discorso a una molteplicità irriducibile, a una ontologia piccante, vibratile. E’ un allenamento mentale e spirituale che serve a evitare indebiti riduzionismi centrati su ossessioni troppo personali. E’ calibrare una risorsa che permette di aprire prospettive su scenari progressivamente sempre più vasti. Deve essere per questo che i nostri romanzi pullulano di storie, di personaggi, di punti di vista, di angolazioni, ed è probabilmente questo il motivo per cui il nostro lavoro viene metabolizzato, assimilato e ritrasmesso in maniera così facile e piana. La vocazione del nostro modo di fare letteratura è senz’altro popolare.
E tra i nostri romanzi 54 è quello più corale, quello in cui le radici del nostro modo d’essere sono esposte mettendo in scena una varietà di maschere traboccante, quello più denso di storie e quello che pare naturalmente adatto a una resa cinematografica o teatrale. In più, molte delle idiosincrasie e dei procedimenti tecnici del collettivo sono mutuati pari pari dalla musica: Wu Ming ama vedere se stesso come una band. Per questo quando l’amico Stefano Tassinari e gli Yo Yo Mundi ci hanno chiesto se eravamo interessati a una collaborazione che mettesse in scena 54 abbiamo risposto con interesse. Che è diventato vero entusiasmo quando abbiamo veduto il risultato. Questo è 54 scritto da Wu Ming, ma è senz’altro e in tutto e per tutto 54 di Yo Yo Mundi e degli attori che si sono alternati sulla scene.
Le musiche sono di grande suggestione. Sembrano scritte nel mezzo di un novembre bolognese, malinconiche e lontane, carnali e grasse nello stesso tempo. Sembrano ora le uniche possibili per il romanzo. Il romanzo deve aver toccato profondamente l’animo di chi suona, canta e mette in scena perché il pubblico apprezzi e applauda. La scelta dei testi rispetta la molteplicità dei punti di vista, privilegia l’efficacia scenica e ricostruisce un filo narrativo luminoso, sciolto.
Si attiva un circolo energetico virtuoso: Wu Ming ha toccato corde riposte negli Yo Yo Mundi. Gli Yo Yo Mundi hanno toccato corde riposte in chi concepì situazioni e personaggi. Insieme, cerchiamo di toccare un pubblico sempre più vasto.Wu Ming, giugno 2004